Sei la mia eleutherìa.
La mia Libertà.
Non sei la libertà illusoria che mi hanno insegnato a venerare.
Perché la mia libertà non risiede nella scelta, non se la scelta oscilla tra l’essere come vuole il mondo o vivere additato come un errore.
La mia libertà comincia nel momento in cui percepisco qualcosa al di là del limite e delle proibizioni comuni, e persiste in ogni attimo della mia vita in cui cerco di superarlo.
La mia libertà non è una possibilità tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Giusto e sbagliato sono parole, come le scontate luce e tenebra, caldo e freddo. Ma le parole cambiano di secolo in secolo, e sempre rimane l’intento scaltro di costruire un’opposizione.
Tempo fa qualcuno scrisse «l’inferno sono gli altri». E questo è vero. Il problema è che anche noi siamo «gli altri». Siamo anime che vagano dentro contrappassi non richiesti, incatenati dalle spirali di un passato che ci vuole divisi.
Per questo la mia libertà
sarà fare del cielo un inferno.
Perché la mia libertà è l’altro. È l’anima che riflette me stesso mentre vede il proprio sé mescolarsi dentro le mie pupille.
La mia libertà è cercarla attraverso gli altri.
La mia libertà sei tu.
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“In fondo pure tua sorella ha detto lascia stare. Ché con quelli così, si sa che ci si va a inguaiare. Ma poi mi hai scritto in poco tempo e forse io mi sento... che forse un po' ti penso. Dio, che fastidio”
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